Come ci si aspettava il presidente del TAR Sicilia ha dichiarato incompetente la sezione distaccata del TAR di Catania per quanto riguarda il ricorso ambientalista contro il calendario venatorio 2021-2022 della Regione Sicilia.
Tuttavia la misura cautelare emessa dal presidente del TAR di Catania sul calendario venatorio siciliano 2021-2022 ,di fatto ha costretto l’assessore competente, l’onorevole Scilla, ad emettere un decreto correttivo che ha sospeso l’apertura generale dell’attività venatoria prevista per il 19 settembre 2021 (come previsto dalla legge quadro nazionale la 157 del 1992), per rinviarla al 2 ottobre 2021 ed in attesa della prima udienza utile del mese di ottobre 2021 del TAR SICILIA con sede a Palermo , conseguenza del solito ricorso contro il calendario venatorio.
Ormai è noto il giochetto delle associazioni ambientaliste: si fa ricorso per bloccare la caccia sapendo che per motivi di precauzione il giudice nella maggior parte dei casi sospenderà la caccia in attesa dell’udienza e il gioco è fatto!
Bisogna infatti sottolineare che il TAR di Catania non è entrato nel merito della questione e non ha dato alcuna ragione ai ricorrenti ma si è messo in sicurezza con un decreto cautelare di sospensione.
Tutte le regioni hanno subito questo attacco, quindi non è un problema solo della Sicilia ma frutto di una strategia di lotta subdola, studiata a tavolino, per aggirare le leggi e gabbare le persone oneste che pagano le concessioni governative.
In Sicilia i ricorrenti hanno superato qualsiasi immaginazione: Tutti noi ci siamo chiesti come mai i ricorrenti avessero presentato il ricorso al TAR Catania quando trattandosi di materia che avrebbe interessato tutta la regione era di competenza del TAR Sicilia e l’avvocatura dello stato avrebbe sollevato il caso opponendosi.
E come mai il TAR di Catania dopo qualche ora dal deposito del ricorso, in poche ore e per di più in serata, emette la misura cautelare?
Misteri della giustizia!
La cosa peggiore è che nessuno dice che la sospensione della caccia mette in crisi un intero settore che non è costituito solo di armerie, di produttori di cartucce o di armi, ma parliamo di auto, di Accessori, di Buffetteria, di Alimentazione cani, di Editoria di settore, di Turismo venatorio, di Abbigliamento, di ristorazione rurale, di aziende agro venatorie, di allevamenti di selvaggina, di prestigiosi allevamenti di cani da caccia, di attività commerciali che si trovano in paesini sperduti che in inverno non vedono alcun turista e in cui il cacciatore porta denaro perché compra i prodotti tipici, dorme negli alberghi o affitta abitazioni.
Un settore che produce in Italia oltre sette miliardi di fatturato annuo!
Oltre mezzo punto di PIL!
Tutte le persone che perderanno il proprio lavoro e che si riconoscono come appartenenti ad un comparto lavorativo sopra menzionato, sappiano che sono vittime di ambientalisti da salotto che prendono soldi dalla Regione, dallo Stato e dalla Comunità Europea senza alcun merito particolare solo presentando progetti fumosi quando non addirittura dannosi.
Un esempio il folle progetto LIFE dell’ente parco dell’isola di Montecristo di cui si parla solo ora. È in questo ambiente, un tempo incontaminato, che nel 2012 l’Ente Parco ha deciso di realizzare, con lo sta bene dell’ISPRA, il progetto “Life-Montecristo 2010”, finanziato con circa 1,6 milioni di euro, disperdendo via elicottero, su tutta la superficie dell’isola,” oltre 14 tonnellate di esche contenenti “brodifacoum”, un veleno noto per essere persistente nell’ambiente ed altamente tossico anche per gli organismi acquatici. La loro idea era di eradicare il ratto nero, presente a Montecristo dall’epoca dei Romani, con l’obiettivo di salvaguardare una unica specie di uccello marino, la Berta minore, non curanti degli effetti disastrosi che tale intervento avrebbe avuto sull’ecosistema.
Scienziati indipendenti ed esperti nel campo della fauna insulare descrivono l’effetto di una così massiccia quantità di “brodifacoum” dispersa nell’ambiente come un “disastro ecologico“.
Esattamente una strage terribile e silenziosa che ha prodotto un’ecatombe tra specie animali marine (anche cetacei) ma soprattutto terrestri che erano presenti sull’ isola.
E che dire del progetto attuale di Legambiente di eradicazione (eliminazione fisica) della pernice rossa dall’isola di Lampedusa con un finanziamento di 314.000 euro!
E allora ci spieghiamo perché questo accanimento contro la caccia:
La caccia viene utilizzata ormai come arma di distrazione di massa!
In realtà ciò che emerge dall’ultima edizione sullo “Stato di natura dell’Ue“ la caccia è tra le cause meno impattanti sulla fauna selvatica. La caccia rappresenta solo lo 0,66% di tutte le minacce e pressioni sulla Natura!
L’incidenza percentuale della caccia rispetto a tutte le pressioni segnalate dagli Stati membri varia a seconda degli elementi selezionati:
E come mai questi amanti degli animali non amano i cani da caccia?
Quante razze di cani da caccia spariranno?
Di recente il Cirneco dell’Etna ha ricevuto dall’ UNESCO lo status di “patrimonio immateriale di Sicilia: nella Nostra Terra è il simbolo della caccia al coniglio!”
“Il Cirneco dell’Etna è una razza autoctona di cui si hanno numerose testimonianze sin dall’antichità. Con l’immagine simile alle raffigurazioni egizie del dio Anubi, il Cirneco si trova rappresentato in monete, sculture, pitture, mosaici e testi letterari che ne confermano la sicilianità.
Da sempre i Cirnechi hanno appassionato aristocratici per la loro eleganza e aiutato contadini nelle loro attività e nella caccia. Per costruzione fisica, prestanza e agilità, il Cirneco esprime una meravigliosa sintesi di animale perfettamente adattato al proprio habitat: il territorio siciliano. È, infatti, un animale attento, acuto, fulmineo, dinamico, coraggioso, determinato, scattante, veloce elegante e gentile“ ……. e grazie agli anti caccia si estinguerà!
Tutti i ricorsi contro i calendari venatori si basano sul parere che dà l’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), lo stesso ente che ha dato lo sta bene per il disastro dell’isola di Montecristo e l’eradicazione della pernice rossa dall’isola di Lampedusa!
La giurisprudenza pareva ormai essersi attestata sull’opinione per cui il parere reso dall’ISPRA avrebbe natura obbligatoria ma non vincolante (come dice la legge quadro). Da ciò la conseguenza che la Regione Sicilia, per potersi legittimamente discostare dal parere dell’ISPRA, motiva analiticamente in merito alle ragioni per cui ritiene di non doversi attenere alle sue indicazioni, producendo studi più recenti, più importanti e pubblicati su riviste con impact factor superiore rispetto agli studi portati da ISPRA quasi sempre frutto di un copia e incolla della risposta data l’anno prima!
Inoltre una cosa trascurabile….l’ISPRA non ha Unità Operative in Sicilia .
La cosa peggiore è che partendo da un dato vero, cioè gli incendi che hanno devastato le aree protette della Sicilia, aree protette dove peraltro la caccia è vietata, si arriva ad affermazioni verosimili ma non vere in cui dice che tutta la Sicilia è andata a fuoco e quindi la necessità di chiudere la caccia perché tutti gli animali sono morti.
A parte il fatto che nei terreni boschivi percorsi dal fuoco la caccia è vietata per legge per dieci anni, a parte il fatto che la caccia alla stanziale tranne il coniglio (la cui consistenza è stata certificata da un recentissimo censimento) è vietata, rimane la caccia ad alcune specie migratorie che se non trovano un habitat adeguato neanche si fermano in Sicilia, quindi il problema sollevato non esiste!
È semplicemente una scusa anticaccia, questa è la verità. L’ambientalismo usa l’ambiente come pretesto per affermare il proprio potere sulla cultura rurale, ambientalismo gratificato da una immensa quantità di contributi a pioggia a differenza di chi vive la ruralità ogni giorno e che in questa circostanza è stato gravemente danneggiato!
SICILIA NOSTRA
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